Mercato dei posti di tirocinio
«Il mercato dei posti di tirocinio è stabile da vent'anni?»
Come ha reagito il mercato del tirocinio alla pandemia? E soprattutto: ci saranno posti di apprendistato a sufficienza per il crescente numero di ragazzi che lascia la scuola? Ne parliamo con l’economista Ursula Renold, esperta in formazione.

All’inizio della pandemia c’era la paura che il mercato dei posti di tirocinio potesse subirne gravi conseguenze. Come si presenta la situazione dopo quasi due anni?
Molto bene, in realtà. In alcune regioni, addirittura, è migliorata rispetto a prima. Quindi si può dire che le previsioni negative di alcuni esperti, per fortuna, non si sono avverate.
La situazione è rimasta dunque stabile in tutti i settori?
Naturalmente, quelli che hanno perso una parte della loro attività o che sono stati pesantemente colpiti dalle restrizioni imposte dall’Ufficio federale della sanità pubblica hanno potuto offrire meno posti di tirocinio sia nel 2020 che nel 2021. Ciò vale in particolare per la ristorazione, il commercio al dettaglio e le industrie meccaniche, elettriche e metallurgiche. Al contrario, nel settore sanitario e in quello commerciale e informatico è stato stipulato un maggior numero di contratti.
Nel 2020 si è verificato un crollo congiunturale di circa il 3%: come si spiega che questo non abbia avuto però nessun impatto sull’offerta di tirocinio?
Beh, perché agli occhi di un’azienda un apprendista è un investimento, non un costo. Meno apprendisti si formano, più mancheranno lavoratori qualificati fra tre o quattro anni. È questo il motivo che ha dato stabilità al mercato del tirocinio da quasi due decenni.
Quindi tra le aziende c'è ancora la forte volontà di formare apprendisti?
Sì, soprattutto nel settore delle piccole e medie imprese manifatturiere. Anche la maggior parte dei dirigenti di queste aziende ha cominciato grazie a un tirocinio. Per loro quindi, la formazione è una cosa ovvia: vogliono trasmettere le proprie competenze nello stesso modo in cui l'hanno fatto i loro formatori. Oltre a questo, ovviamente, sono anche consapevoli che la formazione professionale gli fornirà gli specialisti di cui hanno bisogno.
Il numero stimato di apprendisti aumenterà di circa il 12% entro il 2029: l’economia fornirà i posti di apprendistato necessari?
Nonostante rappresenti una sfida per tutti, rimango ottimista a condizione che non si lasci nulla al caso. Dobbiamo monitorare il mercato e ricordare all’economia che in futuro saranno necessari più posti di tirocinio.
Come può lo Stato aiutare a mantenere un equilibrio tra domanda e offerta?
La Confederazione e i Cantoni, insieme alle organizzazioni del mondo del lavoro, devono informare e sensibilizzare lanciando campagne d’informazione e ampliando le attività di marketing a favore del tirocinio.
E abbiamo già gli strumenti necessari per poterlo fare, o bisogna ancora crearli?
All’inizio degli anni 2000 abbiamo già vissuto una carenza di tirocini, quindi ci sono molti strumenti comprovati di quel periodo che si potrebbero riutilizzare adesso.
In nessun altro Paese la formazione professionale ha un ruolo così importante come qui in Svizzera. Il nostro è ancora un modello competitivo per il futuro?
Più che mai: soprattutto grazie alla rivoluzione digitale e alla crescente importanza delle competenze trasferibili. La formazione professionale duale trasmette queste competenze molto meglio dei programmi puramente scolastici.
Ce lo può spiegare meglio?
Le aziende sono in concorrenza tra loro. Pertanto, normalmente cercano di lavorare con le ultime tecnologie a disposizione: un apprendista che le impara nella pratica è al passo con i tempi. La pratica ha inoltre il vantaggio di trasmettere subito competenze trasferibili come le capacità metodologiche e sociali, insegnando anche a risolvere i problemi. Quindi chi lavora in squadra ha la possibilità di imparare da chi è più esperto.
Concludendo: la formazione professionale ha ancora un futuro.
Certamente. Dal canto loro, le università dovranno darsi da fare per garantire che i giovani laureati siano pronti per il mondo del lavoro. C’è sempre più necessità di stage pratici, a dimostrazione della loro importanza e della propensione delle aziende a formare.
Biografia
Ursula Renold è professoressa di sistemi educativi al Politecnico federale di Zurigo (ETH). Tra i suoi progetti di ricerca c'è «Lehrstellen-Puls», che identifica l’impatto della pandemia sulla formazione professionale, sulle aziende formatrici e sui giovani in Svizzera. Ursula Renold è stata inoltre direttrice dell’Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia (UFFT) prima di entrare all’ETH. Maggiori informazioni su www.lehrstellenpuls.ch