Status sociale della formazione professionale

«Il nostro consiglio è: fate conoscere meglio la formazione professionale agli immigrati»

Come è cambiato lo status sociale della formazione professionale rispetto a quello dei licei? Ci sono differenze tra regioni del Paese e categorie sociali? Il Centro di ricerche congiunturali del Politecnico federale di Zurigo ha esaminato la questione. Per saperne di più abbiamo intervistato Thomas Bolli.

Secondo l’ultimo rapporto sul sistema educativo il 40% degli intervistati attribuisce alla formazione professionale un minore prestigio sociale rispetto alla formazione generale, mentre solo il 10% pensa il contrario. Esiste un problema di immagine?
No, altrimenti la formazione professionale non verrebbe scelta da due terzi dei giovani, un dato che si è mantenuto stabile negli anni.

Come mai ha deciso di svolgere una ricerca sull’immagine e sullo status sociale della formazione professionale?
La formazione professionale potrà mantenere la sua posizione solo se continuerà ad attirare i giovani più brillanti. In caso contrario, potrebbe essere considerata una scelta di serie B, come avviene in altri Paesi. Finora non esistevano ricerche scientifiche sull’immagine pubblica della formazione professionale. Il nostro obiettivo era scoprire fino a che punto alcuni pregiudizi corrispondono alla realtà.

Come si misura lo status sociale della formazione professionale?
Abbiamo analizzato le scelte formative dei giovani che potevano decidere liberamente se iscriversi al liceo o iniziare un tirocinio. Per farlo ci siamo basati sugli studi PISA relativi alle competenze medie in lettura e matematica. Abbiamo riscontrato che più la formazione professionale gode di prestigio a livello economico e sociale, maggiore è il numero di giovani altamente qualificati che scelgono questo percorso.

Dal suo studio emergono alcuni dati sorprendenti. Prima sorpresa: lo status sociale della formazione professionale è stabile da anni. Ciononostante le aziende di tirocinio lamentano il fatto che sempre più giovani scelgono il liceo. Com’è possibile?
Un dato è certo: negli ultimi anni la formazione professionale non ha perso terreno nei confronti dei licei. Per questo, secondo noi, si tratta soprattutto di un problema di percezione, con forti differenze a livello regionale.

Da dove viene questa percezione?
Posso solo fare delle supposizioni. Un motivo potrebbe essere l’internazionalizzazione dell’economia. Molti manager stranieri «importano» l’immagine negativa della formazione professionale che regna nel loro Paese, dove questo percorso è ritenuto inadatto ai più bravi. Un altro motivo potrebbe essere il fenomeno dell’upskilling, ovvero la tendenza ad acquisire qualifiche sempre più alte per soddisfare le esigenze del mercato del lavoro. Chi si aspetta che tutte le competenze necessarie vengano veicolate dal tirocinio, potrebbe ritenere la formazione professionale meno qualificante. Tuttavia, occorre considerarla nel suo insieme, tenendo conto della possibilità di conseguire la maturità professionale, di frequentare una formazione professionale superiore e di iscriversi alle scuole universitarie professionali.

Seconda sorpresa: maschi e femmine attribuiscono alla formazione professionale praticamente lo stesso status. Perché sono soprattutto le ragazze a scegliere il liceo?
Le ragazze possiedono competenze PISA più elevate e quindi soddisfano maggiormente i requisiti per accedere al liceo. Inoltre, possiamo supporre che le ragazze scelgano il liceo perché lì si studiano meglio le lingue straniere per le quali, secondo gli studi PISA, sono particolarmente portate. Inoltre, i ragazzi di solito sono più pigri e svogliati.

Terza sorpresa: in Ticino e nella Svizzera romanda la formazione professionale gode di un maggiore prestigio sociale rispetto alla Svizzera tedesca, anche se lì il numero di giovani che sceglie di iniziare un tirocinio è nettamente più alto. Come si spiega?
È stata una grande sorpresa. Secondo noi si spiega con il fatto che più aumenta il numero di diplomati più si riduce il livello delle competenze nei licei e quindi l’esclusività dei diplomi, con conseguenze negative a livello di immagine. In compenso, il prestigio sociale della formazione professionale aumenta.

È noto da tempo che tra gli immigrati la formazione professionale riscuote meno successo. Quali sono i motivi?
Il motivo principale è la scarsa conoscenza del nostro sistema formativo. I giovani che vivono in Svizzera da più tempo apprezzano maggiormente la formazione professionale e con il passare degli anni finiscono per avere la stessa percezione dei ragazzi nati in Svizzera.
Il fattore decisivo quindi è la consapevolezza.

Ci sono anche differenze tra città e campagna. Perché nelle città il prestigio della formazione professionale è minore rispetto alle zone rurali?
Un motivo plausibile è che in campagna i diplomati delle università hanno meno possibilità di carriera: nelle città, ad esempio, è più probabile che in una banca ci sia un’unità che si occupa di ricerca. Inoltre, probabilmente nelle zone rurali la formazione professionale è più presente nella vita quotidiana delle persone, che quindi la apprezzano di più. Infine, per chi abita nelle regioni più periferiche decidere di frequentare il liceo è tuttora una scelta impegnativa.

Quali sono le raccomandazioni per la politica formativa che scaturiscono dallo studio?
Il nostro consiglio è: fate conoscere meglio il sistema formativo svizzero agli immigrati. Dobbiamo spiegare loro fin dalla più tenera età le caratteristiche e i vantaggi della formazione professionale, che permette di ottenere posizioni di prestigio e avere un buono stipendio, insomma che il sistema è permeabile e che ci sono ottime possibilità di carriera.

Servono campagne informative?
Assolutamente sì. Le campagne come FORMAZIONEPROFESSIONALEPLUS.CH contribuiscono a preservare il prestigio sociale della formazione professionale. È un obiettivo importante soprattutto alla luce dell’internazionalizzazione. Altrimenti sul lungo periodo rischiamo di cadere in una spirale discendente. Dobbiamo concentrarci in particolare sugli immigrati e sulla popolazione delle zone urbane.

L’internazionalizzazione però potrebbe anche avere l’effetto contrario. Oggi molti Paesi sono interessati alla formazione professionale svizzera e vorrebbero copiarla. Potrebbe essere un fattore di rafforzamento sul lungo periodo?
Sì, ma solo se la formazione professionale viene realizzata nella stessa misura e con la stessa qualità di quella elvetica. Se viene concepita semplicemente come un «rifugio» per i ragazzi più svogliati, le ripercussioni negative potrebbero farsi sentire anche in Svizzera.

Lo studio

Lo studio «Der soziale Status der Berufsbildung in der Schweiz» è stato condotto dal Centro di ricerche congiunturali del Politecnico federale di Zurigo, in collaborazione con la fondazione Hirschmann. Gli autori sono Thomas Bolli, Ladina Rageth e Ursula Renold.

Opuscolo informativo per gli specialisti della formazione: Link (francese/tedesco)


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